LIMMIGRAZIONE A NEW YORK

Published: Dec. 1, 2020, 12:39 p.m.

b'Adesso spostiamo la nostra storia a New York. In quegli anni l\\u2019industria americana si sviluppava a ritmi serrati. L\\u2019intera nazione era assetata di manovalanza, erano sempre di pi\\xf9 ricercati uomini robusti da impegnare in cave, miniere, ferrovie, scavi e costruzioni. Il centro di questo sviluppo era proprio New York, una delle citt\\xe0 pi\\xf9 prosperose e cosmopolita del mondo. L\\u2019ottanta per cento delle societ\\xe0 con i fatturati pi\\xf9 grossi d\'america avevano sede in questa metropoli. Tutto avveniva in quelle strade, infatti si incrociavano i capitali provenienti da Wall Street con la manodopera dei migranti italiani sbarcata dai transatlantici a Ellis Island. Nell\\u2019isola li attendevano un centinaio di ispettori e ufficiali sanitari all\'interno di un enorme centro per l\\u2019immigrazione. I Migranti venivano interrogati sulle loro prospettive di lavoro e gli uomini dovevano dimostrare di possedere gi\\xe0 un\\u2019occupazione ad attenderli e dovevano possedere il denaro per mantenersi. Venivano anche visitati per accertare che non avessero delle malattie. Coloro che erano sospettati di essere affetti da patologie venivano trattenuti per ulteriori accertamenti all\\u2019interno del centro e segnati con delle lettere in base alla malattia sospettata. Coloro che venivano dichiarati non idonei venivano rispediti al loro paese d\\u2019origine. Finiti i controlli l\'ondata di migranti si rivers\\xf2 sulla \\u201cest side\\u201d degli Stati uniti d\\u2019america. I primi italiani che si stabilirono a New York nel 1870 provenivano dalle citt\\xe0 industrializzate del nord Italia. Erano per lo pi\\xf9 operai specializzati e professionisti e ricevettero un\\u2019accoglienza cordiale. Con la seconda e pi\\xf9 numerosa ondata, avvenuta intorno al 1980, l\\u2019immigrazione verso gli Stati Uniti fu sostenuta dai governi liberali italiani come necessaria valvola di sfogo per riuscire in parte a limitare il malcontento in alcune zone, in special modo nel Mezzogiorno. Erano per lo pi\\xf9 contadini poveri e ignoranti.
E\\u2019 anche vero che in alcune aree degli Stati Uniti l\\u2019integrazione procedette meglio rispetto che in altre: in un articolo pubblicato dal New York Times il 6 ottobre 1895, sul quartiere di Little Italy a Manhattan, si affermava:
\\u201cDopo aver imparato i nostri costumi, sono diventati cittadini industriosi\\u201d.
Ma a questa vicenda positiva se ne contrapposero anche tante negative. Successe anche che alcuni lavoratori furono ingaggiati nelle piantagioni di canna da zucchero in Louisiana, di fatto andarono a sostituire gli schiavi liberati qualche anno prima. I lavoratori italiani si sentirono esclusi dalla societ\\xe0 sudista, a larga maggioranza protestante, tanto da solidarizzare spontaneamente con la comunit\\xe0 dei neri liberi, trattandoli da pari.
Intorno al 1910 il numero degli italiani che vivevano a New York era di quasi mezzo milione di cui due terzi tra coloro che arrivavano erano uomini. Essi vivevano in promiscuit\\xe0 e nella quasi totale assenza di igiene. Vivendo in comunit\\xe0 cos\\xec chiuse riproducevano il microcosmo della societ\\xe0 che avevano lasciato in Italia. Per gran parte dei Siciliani e dei napoletani gli Stati Uniti erano solo un luogo dove lavorare guadagnare spendere il meno possibile accumulare il denaro per poi progettare di ritornare a vivere in patria. Gli italiani che venivano concentrati presso l\\u2019Ellis Island venivano trovati quasi tutti in possesso di armi, pistole, coltelli. In America allora non vi era una legge che vietasse il porto di queste armi e pertanto la citt\\xe0 si riemp\\xec di uomini armati. Altro elemento che favor\\xec la l\'infiltrazione di criminali in America fu l\'inesistente collaborazione tra le autorit\\xe0 di polizia italiane e quella degli Stati Uniti. In realt\\xe0 il governo americano si interessava di conoscere i precedenti dei singoli soggetti in Italia solo quando si trattava di delin quenti che si erano macchiati di diversi gravi delitti in America e avevano pertanto intenzione di espellerli.
I quartieri in cui andavano ad abitare gli immigrati erano quelli pi\\xf9 antichi della citt\\xe0, occupati da due generazioni prima dagli irlandesi. Si trattava di Elizabeth e Mulberry Street. Erano zone ancora in via di assestamento tra le pi\\xf9 degradate della citt\\xe0. Erano infestate di malattie, rifugio per disperati e miserabili, invasa dai rifiuti. Le condizioni di vita dei migranti erano dure, ma certo non meno difficili di quelle che avevano lasciate in Italia. La case erano sporche, fredde e umide, l\\u2019unica fonte di calore erano i fornelli della cucina. Il carbone veniva ammassato nelle stanze da letto per cui le case erano sporche. In estate si moriva di caldo tanto che gli immigrati dormivano sui tetti o sulle scale antincendio. Non esisteva Pricacy. Non vi era differenza tra camere da letto e cucine. I servizi igienici erano condivisi da cinquanta persone. Non esistevano i bagni per cui per lavarsi era necessario recarsi in quelli pubblici. Tutti gli appartamenti erano infestati da insetti nocivi e roditori. Le stanze si riempivano soprattutto di sera quando gli uomini tornavano dal lavoro per mangiare e dormire. I bambini giocavano per strada non vi erano parchi per loro. L\\u2019unico vantaggio rispetto a chi lavorava in Italia era il salario. Decisamente pi\\xf9 alto negli Stati Uniti d\\u2019America. Anche se la vita costava molto di pi\\xf9 gli immigrati italiani, sopportando tremende privazioni, riuscivano a mettere qualcosa da parte per poi inviarlo in patria. L\\u2019alimentazione era prevalentemente basata sulla pasta e sugli ortaggi. Quasi sconosciuta era la carne. Anche gli indumenti a disposizione erano sempre gli stessi tranne la domenica dove si indossavano quelli nuovi. I lavori che erano riservati agli italiani erano quelli che non volevano fare gli americani. Raccolta di stracci, lavoro nelle fogne, trasporto della spazzatura, costruzione della metropolitana. Le donne lavoravano in laboratori male illuminati dove cucivano per nove ore al giorno.
Immediati furono gli scontri con la comunit\\xe0 irlandese gi\\xe0 presente a New York. Le due comunit\\xe0 iniziarono da subito un vero e proprio conflitto razziale. Gli italiani, come prima detto, erano talmente disprezzati che quando una famiglia italiana si stabiliva in un caseggiato gli irlandesi si trasferivano. I nostri migranti venivano derisi e oltraggiati con i peggiori epiteti: mangaspaghetti, cafoni e con il pi\\xf9 detestato tra tutti guinea che equiparava gli italiani agli schiavi importati dalla costa occidentale africana. In quegli anni furono gli irlandesi a controllare la metropoli attraverso Tammany Hall, un\'organizzazione politica di matrice irlandese. Era evidente che il controllo politico sociale avvenisse con la violenza.

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