Vicini e lontani

Published: Oct. 23, 2018, 5:50 a.m.

Poiché non c'è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci? E come annunceranno se non sono mandati? Com'è scritto: «Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie!» Ma non tutti hanno ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?»  Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo. Ma io dico: forse non hanno udito? Anzi, la loro voce è andata per tutta la terra e le loro parole fino agli estremi confini del mondo. Allora dico: forse Israele non ha compreso? Mosè per primo dice: «Io vi renderò gelosi di una nazione che non è nazione; provocherò il vostro sdegno con una nazione senza intelligenza». Isaia poi osa affermare: «Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano; mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me». Ma riguardo a Israele afferma: «Tutto il giorno ho teso le mani verso un popolo disubbidiente e contestatore». (Romani 10:12-21 - La Bibbia)Indice della serie sulla Lettera ai Romani Non c'è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Quella che a noi può sembrare un'ovvietà, non lo era affatto per molti contemporanei dell'apostolo Paolo. Infatti proprio il fatto che non fosse richiesto agli stranieri di essere circoncisi diventando di fatto Giudei per entrare a fare parte del popolo di Dio,  era stato oggetto di discussione nella comunità cristiana nei primi anni dopo l'ascensione di Gesù (si legga a questo proposito Atti 15). In questa sezione l'apostolo Paolo chiarisce che la predicazione della buona notizia anche agli stranieri non costituiva una novità inaspettata ma era  già previsto nelle scritture dell'antico testamento! Uno degli errori di molti in Israele, che portava ad un indurimento nei confronti della comunità che aveva riconosciuto Gesù come Messia, era stato proprio quello di promuovere un esclusivismo che non era mai stato nelle intenzioni di Dio quando aveva scelto Israele come suo popolo. Era infatti evidente che l'elezione di Israele aveva lo scopo di fare conoscere il Signore agli altri popoli, non quello di trasformare tutti gli altri popoli in Israeliti attraverso la conversione al Giudaismo. Paolo aveva  compreso la necessità di predicare la buona notizia inerente Gesù anche a persone che non facevano parte di Israele rispettando le loro specificità. Anche gli stranieri potevano essere salvati invocando il nome di Gesù, il messia di Israele, senza entrare formalmente a fare parte di Israele, in accordo con le decisioni prese nell'incontro di Gerusalemme riportato in Atti 15.  La tesi di Paolo è che l'antico testamento prevedesse già la conversione degli stranieri senza  che fosse loro richiesto di entrare a fare parte del popolo di Israele. Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie! Citando Is 52:7 l'apostolo Paolo evoca proprio l'intera sezione di Isaia 52-53 che parla della buona notizia inerente il Messia di Israele che avrebbe destato anche l'ammirazione delle altre nazioni:  Il SIGNORE ha rivelato il suo braccio santo agli occhi di tutte le nazioni; tutte le estremità della terra vedranno la salvezza del nostro Dio. (Is 52:10) molte saranno le nazioni di cui egli desterà l'ammirazione; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito. (Is 52:15) L'apostolo Paolo deduce logicamente che affinché le nazioni potessero credere, come Isaia stesso aveva annunciato, era necessario che qualcuno fosse mandato ad annunciare la buona notizia anche a loro!