Uniti nella preghiera

Published: July 29, 2019, 5:30 a.m.

Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie. Pregate nello stesso tempo anche per noi, affinché Dio ci apra una porta per la parola, perché possiamo annunciare il mistero di Cristo, a motivo del quale mi trovo prigioniero, e che io lo faccia conoscere, parlandone come devo. Comportatevi con saggezza verso quelli di fuori, ricuperando il tempo. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno. Tutto ciò che mi riguarda ve lo farà sapere Tichico, il caro fratello e fedele servitore, mio compagno di servizio nel Signore. Ve l'ho mandato appunto perché conosciate la nostra situazione ed egli consoli i vostri cuori; e con lui ho mandato il fedele e caro fratello Onesimo, che è dei vostri. Essi vi faranno sapere tutto ciò che accade qui. (Colossesi 4:2-9  - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Colossesi È importante pregare ma è altrettanto importante ammettere che anche noi abbiamo bisogno delle preghiere degli altri. L'apostolo Paolo ha iniziato questa lettera affermando che ringraziava sempre il Signore per i Colossesi, pregando sempre per loro (Co 1:3), infatti egli era entusiasta della loro fede e del loro amore. Ora, avviandosi verso la conclusione della lettera, egli esorta i Colossesi a perseverare anche loro nella preghiera. Essi dovevano vegliare in essa, ovvero restare svegli, restare concentrati su di essa, mantenendo un continuo atteggiamento di riconoscenza. L'apostolo Paolo non si limita ad esortarli alla preghiera ma fornisce loro anche un importante soggetto di preghiera che lo riguarda, invitandoli a pregare affinché egli potesse continuare ad annunciare il mistero di Cristo,  ovvero a parlare della realtà dell'incarnazione, della pienezza di Dio che abita corporalmente in un corpo umano (Co 2:9), del miracolo della nuova nascita con cui Cristo viene ad abitare per mezzo dello Spirito Santo negli esseri umani (Co 1:24-29). Paolo era in carcere proprio perché predicava il vangelo ma non aveva alcuna intenzione di smettere, perché quello era il compito che Dio gli aveva dato ed egli voleva portarlo avanti fino alla fine. Ma per farlo, egli aveva bisogno anche della preghiera dei Colossesi. Affinché essi fossero accuratamente informati della situazione, egli aveva quindi incaricato due  compagni di servizio, Tichico ed Onesimo, di portare loro sue notizie. Nel chiedere preghiere per sè stesso,  Paolo ricordò ai Colossesi che anche loro non dovevano mai dimenticarsi del compito che Gesù aveva lasciato a tutti i suoi discepoli, quello di essere araldi di Cristo in un mondo senza speranza. Essi dovevano essere saggi e non sprecare le occasioni che avevano per recare buona testimonianza a "quelli di fuori", ovvero a coloro che ancora non credevano in Gesù. Essi dovevano utilizzare un linguaggio pieno di grazia, condito con sale, ovvero non dovevano perdere tempo con discorsi vani, futili, ma dovevano lasciarsi guidare dal Signore ed utilizzare tutte le opportunità per parlare delle cose veramente utili ai loro interlocutori, quelle cose che avrebbero potuto dare una svolta alla vita di chi li ascoltava.  Paolo nel chiudere la lettera sta quindi facendo capire ai Colossesi che anche lui aveva bisogno di loro così come loro avevano bisogno di lui e, tutti insieme, dovevano rivolgersi a Dio affinché li guidasse nel portare avanti il compito che Gesù aveva affidato a tutti loro. Quanto sono belli questi versetti che ci mostrano gli aspetti pratici della comunione fraterna, la necessità di essere uniti nella preghiera, la necessità di essere vicini gli uni agli altri condividendo il medesimo mandato. La preghiera è fondamentale nella vita cristiana perché da essa dipende tutto il nostro rapporto con Dio, infatti attraverso di essa esprimiamo il nostro bisogno di relazionarci con Dio e  la nostra dipendenza da Lui.   Soprattutto quando siamo giovani nella fede, le nostre preghiere sono molto incentrate su n...