Uniti nella lode

Published: Jan. 7, 2019, 6:55 a.m.

Infatti io dico che Cristo è diventato servitore dei circoncisi a dimostrazione della veracità di Dio per confermare le promesse fatte ai padri; mentre gli stranieri onorano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: «Per questo ti celebrerò tra le nazioni e canterò le lodi al tuo nome». E ancora: «Rallegratevi, o nazioni, con il suo popolo». E altrove: «Nazioni, lodate tutte il Signore; tutti i popoli lo celebrino». Di nuovo Isaia dice: «Spunterà la radice di Iesse, colui che sorgerà a governare le nazioni; in lui spereranno le nazioni». Or il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede, affinché abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo. (Romani 15:8-13 - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Romani La comunità cristiana è una comunità formata da persone molto diverse tra loro per nazionalità, cultura, ceto sociale. D'altra parte Gesù non ha dato la sua vita sulla croce solo per alcuni ma la sua opera si estende a tutta l'umanità. È essenziale quindi che i cristiani imparino ad accogliersi gli uni gli altri  nonostante le differenze proprio come Gesù Cristo ha accolto ognuno di loro. Per questo motivo l'apostolo Paolo ha appena concluso con questa affermazione  una lunga sezione sulla tolleranza reciproca che i cristiani dovevano avere gli uni verso gli altri: "Perciò accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo vi ha accolti per la gloria di Dio." (Romani 15:7) Ai tempi di Paolo, ma in una certa misura anche oggi, i due gruppi che faticavano di più a convivere nella comunità cristiana erano quelli costituiti dai Giudei e dai Gentili.  Infatti il filo conduttore della lettera ai Romani è stato spesso un confronto tra questi due gruppi affinché potessero comprendere di essere uniti in Cristo e imparassero a vivere insieme. È quindi logico che a questo punto l'apostolo Paolo ritorni a sottolineare questo tema, citando alcuni passi dell'antico testamento che mostrano come Dio abbia sempre inteso estendere la sua salvezza oltre i confini di Israele. Gesù è infatti il Cristo, ovvero il Messia promesso ad Israele, il Re discendente di Davide destinato a regnare in eterno. Quindi in primo luogo egli è venuto per rendere un servizio ai circoncisi, agli Ebrei, perché Dio non mente e in Gesù ha mantenuto le promesse fatte ai loro padri, ad Abramo, Isacco, e Giacobbe. Ma allo stesso tempo anche gli stranieri dovevano unirsi ad Israele onorando Dio e lodandolo per la misericordia che, in Gesù, Egli stava estendendo verso di loro proprio come era stato ampiamente descritto già nell'antico testamento: Perciò, o SIGNORE, ti loderò tra le nazioni e salmeggerò al tuo nome. (Salmo 18:49) Nazioni, cantate le lodi del suo popolo! (De 32:43) Lodate il SIGNORE, voi nazioni tutte! Celebratelo, voi tutti i popoli! (Salmo 117:1) Ma soprattutto Paolo non può fare a meno di ritornare ad Isaia il quale aveva descritto proprio il Messia, il discendente di Davide e di Isai (padre di Davide) che sarebbe stato proprio il punto di riferimento per tutte le nazioni, non solo per Israele: In quel giorno, verso la radice d'Isai, issata come vessillo dei popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e la sua residenza sarà gloriosa. (Is 11:10) Ora Gesù Cristo, la speranza delle nazioni, era stato manifestato e Paolo si rende conto che tutti quei brani dell'antico testamento stavano prendendo vita proprio in quel momento storico. Non era il momento di dividersi, non era il momento di litigare, non era il momento di separare ancora Gentili ed Ebrei, ma era il momento di veder crescere la comunità del Messia composta da tutti coloro che hanno ottenuto salvezza attraverso di lui. Sì, quello era il momento in cui la comunità di Gesù, composta da Giudei e stranieri che si amavano e si accoglievano a vicenda, doveva afferrare  la speranza, la gioia e la pace che il "Dio della speranza", attraverso la potenza dello Spirito Santo operante in mezzo a loro,