Una grande tristezza

Published: Oct. 1, 2018, 6:28 a.m.

Dico la verità in Cristo, non mento - poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo - ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore; perché io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne, cioè gli Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse; ai quali appartengono i padri e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen! (Romani 9:1-5 - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Romani Immagina che sia crollato un ponte e immagina che tutte le persone che conosci stiano viaggiando proprio sulla strada che conduce verso quel ponte. Immagina di essere venuto a conoscenza di quell'informazione in tempo per avvisarli e salvare la vita a tutti loro. Cosa faresti? Credo che faresti di tutto per avvertirli e per fermarli prima che sia troppo tardi. Immagina ora di essere riuscito ad avvertirne un gran numero eppure, con tua grande sorpresa, molti di loro hanno ignorato il tuo avvertimento proseguendo per la loro strada. Come ti sentiresti a quel punto, sapendo che non puoi più fare nulla per loro? Come ti sentiresti sapendo che tra loro ci sono i tuoi genitori, i tuoi figli, tuo marito, tua moglie, i tuoi migliori amici? Ecco come si sentiva l'apostolo Paolo quando scrisse le parole che abbiamo appena letto pensando ai propri fratelli Israeliti. Infatti, se consideriamo che molte delle persone che non avevano creduto in Gesù erano proprio i suoi parenti e gli amici con cui era cresciuto, possiamo capire perché egli si sentiva così triste. Ma perché, proprio a questo punto della lettera, Paolo esprime queste emozioni? Ricordiamoci che, come avevamo già detto in precedenza, la lettera ai Romani è indirizzata proprio ad una comunità che viveva forti tensioni tra la componente giudaica e la componente straniera (vedi a questo proposito l'episodio 8). Gran parte della prima parte della lettera è stata utilizzata da Paolo per dimostrare ai Giudei che gli stranieri erano partecipi con loro della grazia di Dio mediante la loro fede, ma a questo punto occorreva correggere quegli stranieri che pensavano di essere il nuovo popolo di Dio in sostituzione di Israele, opinione che si era probabilmente consolidata durante il periodo in cui i Giudei erano stati allontanati da Roma dall'imperatore Claudio (Vedi Atti 18:1-8) lasciando per un certo numero di anni una chiesa di Roma composta da soli stranieri. Per Paolo era importante far capire agli stranieri che, anche se molti Giudei avevano rifiutato Gesù in quel tempo, essi non erano stati rigettati da Dio come popolo! L'apostolo Paolo era sinceramente afflitto per la situazione del suo popolo: "Ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore". Le sue parole lasciano trasparire un grande dolore, un dolore che lo porta a fare un'affermazione ancora più forte: " io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli". Cosa significa questa frase? È come se, tornando all'illustrazione che abbiamo fatto all'inizio, tu dicessi: "Vorrei essermi sbagliato e vorrei che il ponte non fosse davvero caduto, vorrei averlo sognato, così i miei amici e parenti potrebbero salvarsi la vita anche continuando per quella strada". Con questa frase quindi Paolo esprime tutto l'amore per i suoi connazionali affermando che avrebbe preferito avere torto ed essersi sbagliato in modo che i suoi fratelli non fossero nell'errore e quindi potessero ancora aspettare insieme a lui il Messia. Di fatto essi lo consideravano un bugiardo così come consideravano un bugiardo Gesù, quindi dal loro punto di vista egli era in un certo senso maledetto. Ma ovviamente questo non era possibile, Paolo non si era sbagliato e Gesù era davvero il Messia che i suoi fratelli stavano rifiutando. Lui era dalla parte del Messia e loro in quel momento erano contro i...