Un saluto a tutti i santi

Published: Jan. 17, 2019, 6:55 a.m.

Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea, perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza in qualunque cosa ella possa aver bisogno di voi; poiché ella pure ha prestato assistenza a molti e anche a me. Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù,  i quali hanno rischiato la vita per me; a loro non io soltanto sono grato, ma anche tutte le chiese delle nazioni. Salutate anche la chiesa che si riunisce in casa loro. Salutate il mio caro Epeneto, che è la primizia dell'Asia per Cristo. Salutate Maria, che si è molto affaticata per voi. Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia, i quali si sono segnalati fra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me. Salutate Ampliato, che mi è caro nel Signore. Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi. Salutate Apelle, che ha dato buona prova in Cristo. Salutate quelli di casa Aristobulo. Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli di casa Narcisso che sono nel Signore. Salutate Trifena e Trifosa, che si affaticano nel Signore. Salutate la cara Perside che si è affaticata molto nel Signore. Salutate Rufo, l'eletto nel Signore e sua madre, che è anche mia. Salutate Asincrito, Flegonte, Erme, Patroba, Erma, e i fratelli che sono con loro. Salutate Filologo e Giulia, Nereo e sua sorella, Olimpa e tutti i santi che sono con loro. Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio. Tutte le chiese di Cristo vi salutano. (Romani 16:1-16 - La Bibbia)Indice della serie sulla Lettera ai Romani C'è un affetto particolare che lega i cristiani in qualunque parte del mondo, che essi si conoscano di persona oppure no, un affetto che emerge in modo chiaro anche in questi saluti di Paolo mentre si avvia verso la conclusione di questa bella lettera. In questo brano sono citate parecchie persone che ruotavano intorno alla comunità di Roma. Molti sono citati per nome, altri sono identificati in base ad una parentela o al fatto che appartenevano ad un gruppo che si riuniva in una casa specifica. Non dimentichiamo infatti che quando pensiamo alla chiesa di Roma nel primo secolo non dobbiamo certamente pensare a luoghi di culto pubblici che per legge non erano autorizzati, ma ad una comunità che si radunava in varie case sparse per la città a piccoli gruppi.  Di alcuni poi ci viene descritto un servizio o una caratteristica specifica mentre di altri sappiamo semplicemente che erano cristiani, a cui Paolo si riferisce semplicemente come fratelli o come "i santi". Comunque non conosciamo molti dettagli della vita di queste persone, non conosciamo la loro professione, le loro famiglie, le loro aspettative, i loro progetti, i loro compiti precisi nella comunità cristiana, ma dalle parole di Paolo sappiamo che erano tutti legati tra loro da quell'amore che Gesù Cristo aveva messo nel loro cuore e che li rendeva parte di una stessa famiglia insieme a tutte le chiese di Gesù Cristo sparse per il mondo. Quell'amore per il Signore e per la fratellanza li portava ad essere tutti impegnati nell'opera di Dio in un modo o nell'altro, uomini e donne. C'era chi, come Febe, proveniva da altre chiese (Cencrea) e si era distinta per aver prestato assistenza a molti e ora si stava recando a Roma in visita ed avrebbe avuto a sua volta bisogno di essere accolta e assistita. C'era chi aveva rischiato la vita per collaborare con Paolo, come Aquila e Priscilla, a cui Paolo sarebbe sempre stato grato. C'erano diverse persone che ospitavano la chiesa in casa loro. C'erano persone come Epeneto che erano stati tra i primi convertiti a Cristo nella propria regione, c'erano persone come Andronico e Giunia che erano stati compagni di prigionia di Paolo svolgendo la loro missione. C'erano persone come Rufo e sua madre con cui Paolo aveva stabilito un rapporto particolare al punto da considerala come la sua stessa madre. C'erano tanti fratelli e sorelle che avevano faticato molto per il Signore,