Misericordia per tutti

Published: Nov. 19, 2018, 6:55 a.m.

Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto: «Il liberatore verrà da Sion.  Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quando toglierò via i loro peccati». Per quanto concerne il vangelo, essi sono nemici per causa vostra; ma per quanto concerne l'elezione, sono amati a causa dei loro padri; perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili. Come in passato voi siete stati disubbidienti a Dio, e ora avete ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, così anch'essi sono stati ora disubbidienti, affinché, per la misericordia a voi usata, ottengano anch'essi misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti. (Romani 11:25-32- La Bibbia)Indice della serie sulla Lettera ai Romani Noi esseri umani utilizziamo quasi sempre due metri di giudizio, uno per  noi stessi e uno per gli altri. In campo spirituale noi gentili (non Ebrei), forse senza rendercene nemmeno conto, utilizziamo a volte un metro molto severo per giudicare i Giudei, criticandoli per non aver riconosciuto in Gesù il proprio Messia nonostante la testimonianza delle scritture e ci esprimiamo in un modo che lascia intendere che il loro peccato sia più grave del nostro. Già ai tempi di Paolo i credenti gentili di Roma stavano sviluppando un atteggiamento sbagliato nei confronti dei Giudei.  La comunità romana, che per alcuni anni dopo il 49 d.c. era stata composta quasi esclusivamente da gentili visto che i Giudei erano stati allontanati da Roma da parte dell'imperatore Claudio (vedi At 18:2), doveva imparare nuovamente ad accogliere i fratelli Ebrei che credevano in Gesù e doveva prendere le distanze dalla mentalità antiebraica che si era diffusa nella società. In particolare Paolo nella sezione precedente aveva ricordato loro che la comunità cristiana era basata su radici ebraiche e non aveva alcun senso pensare che Dio avesse chiuso la porta agli Ebrei. Tirando le somme di quanto già spiegato ai suoi lettori, Paolo esorta i credenti non ebrei (gentili) a non essere presuntuosi pensando di aver preso il posto di Israele come popolo di Dio. Piuttosto dovevano comprendere che  quella parte di Ebrei che avevano rifiutato Gesù come Messia, e si trovavano quindi nella disubbidienza, non erano in una condizione peggiore di quella in cui erano stati proprio tutti loro, stranieri di nascita, quando vivevano nella disubbidienza lontani da Dio! Come Dio aveva mostrato la sua misericordia verso gli stranieri che si erano convertiti, lo avrebbe fatto anche verso i Giudei che avessero creduto! Come Paolo avea spiegato nella sezione precedente, la disubbidienza di una parte di Israele aveva addirittura favorito l'espansione del vangelo tra gli stranieri ma la sua convinzione era che la conversione di molti stranieri avrebbe allo stesso modo riportato i Giudei a riconsiderare Gesù come Messia arrivando anch'essi alla salvezza. Quel processo però non era destinato ad esaurirsi nel giro di pochi anni o decenni, come qualcuno poteva auspicare. Anzi sarebbe durato fino a quella che Paolo indica come  l'entrata nel popolo di Dio della "pienezza dei gentili" (nel testo che abbiamo letto tradotta come la "totalità dei gentili"), ovvero fino al momento in cui, alla fine dei tempi prima del ritorno di Gesù Cristo, si sarebbe completato il numero dei convertiti tra tutte le nazioni. Così, secondo il processo descritto in precedenza, si sarebbe completata  anche la salvezza di tutto Israele, ovvero si sarebbe completato anche il numero di Giudei che avrebbero creduto in Gesù. Paolo si aspettava certamente che molti rami naturali sarebbero stati innestati di nuovo nel proprio ulivo ma la loro salvezza passava per un ritorno a Gesù il Messia stimolata proprio dalla conversione dei gentili!