Libero di scandalizzare?

Published: Dec. 17, 2018, 6:59 a.m.

Smettiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; decidetevi piuttosto a non porre inciampo sulla via del fratello, né a essere per lui un'occasione di caduta. Io so e sono persuaso nel Signore Gesù che nulla è impuro in se stesso; però se uno pensa che una cosa è impura, per lui è impura. Ora, se a motivo di un cibo tuo fratello è turbato, tu non cammini più secondo amore. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! Ciò che è bene per voi non sia dunque oggetto di biasimo; perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione. Non distruggere, per un cibo, l'opera di Dio. Certo, tutte le cose sono pure; ma è male quando uno mangia dando occasione di peccato. È bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti il tuo fratello a inciampare. Tu, la fede che hai, serbala per te stesso, davanti a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che approva. Ma chi ha dei dubbi riguardo a ciò che mangia è condannato, perché la sua condotta non è dettata dalla fede; e tutto quello che non viene da fede è peccato. (Romani 14:13-23 - La Bibbia)Indice della serie sulla Lettera ai Romani Quando la bibbia tace su un argomento o lascia libertà di scelta, ognuno dovrebbe agire secondo la propria coscienza. Ma ci possono essere dei casi in cui la nostra scelta, sebbene lecita, può causare dei problemi ad altri. Come comportarsi in tali casi?  Dopo aver esortato i credenti a tollerare le opinioni altrui, l'apostolo Paolo propone un passo ulteriore per coloro che pensano di essere forti nella fede. Se pensiamo che la posizione assunta dall'altro sia dovuta ad una "fede debole", ovvero ad una coscienza che si fa scrupoli eccessivi, noi che pensiamo di essere forti e di essere liberi, possiamo fare ciò che vogliamo o dobbiamo comunque tenere conto della coscienza altrui? Dobbiamo rinunciare ad un nostro diritto se questo crea scrupoli di coscienza ad altri? Rimanendo nel contesto di azioni neutre, ovvero che non hanno nulla di peccaminoso in sé stesse, per le quali l'apostolo Paolo ha esortato ad una tolleranza reciproca, rimane il fatto che "se uno pensa che uno cosa è impura, per lui è impura"! Ovvero, se un cristiano sa che suo fratello considera sbagliata un'azione per motivi di coscienza, compierà proprio quell'azione in faccia al fratello, in nome della propria libertà, sapendo di recare danno alla sua coscienza?  È proprio su questo punto che il discorso dell'apostolo Paolo mette in difficoltà coloro che pensano di essere forti. Infatti, se è vero che il "debole nella fede" potrebbe essere quello che si fa più scrupoli quando non sarebbe necessario, è anche vero che chi approfitta della propria libertà per scandalizzare l'altro dimostra di essere tutt'altro che "forte nella fede"! Non usiamo male la nostra libertà! Quando compiamo un'azione lecita, sapendo che reca fastidio o addirittura scandalo ad altri, stiamo considerando la nostra soddisfazione come più importante del nostro fratello. Non è questa la dimostrazione che non amiamo il nostro fratello come noi stessi? Un cibo, una bevanda, piuttosto che un luogo, un oggetto, un indumento, un genere musicale, sono cose per le quali vale la pena perdere il proprio fratello? Se abbiamo a cuore il regno di Dio piuttosto che la nostra soddisfazione, cercheremo le cose che contribuiscono alla pace e all'edificazione reciproca, perseguendo la giustizia, la pace e la gioia che caratterizza la comunità di Gesù Cristo guidata dallo Spirito Santo. Qualcuno potrebbe dire: "Ma se tutti dobbiamo essere tolleranti gli uni verso gli altri, perché gli altri non dovrebbero esserlo nei miei confronti?" Semplice, perché non tutti sono forti! Se tu pensi di esserlo, sii tu a rinunciare per amore del fratello!