La legge e la vita

Published: March 11, 2019, 6:55 a.m.

Perché dunque la legge? Essa fu aggiunta a causa delle trasgressioni, finché venisse la progenie alla quale era stata fatta la promessa; e fu promulgata per mezzo di angeli, per mano di un mediatore. Ora, un mediatore non è mediatore di uno solo; Dio invece è uno solo.La legge è dunque contraria alle promesse di Dio? No di certo; perché se fosse stata data una legge capace di produrre la vita, allora sì, la giustizia sarebbe venuta dalla legge; ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato, affinché i beni promessi sulla base della fede in Gesù Cristo fossero dati ai credenti.  (Galati 3:19-22 - La Bibbia) Se non ci si appropria delle promesse di Dio mediante la legge, perché dunque la legge? L'apostolo Paolo sa benissimo che il suo ragionamento avrebbe portato i suoi interlocutori a fare questa domanda.  Come abbiamo già osservato in precedenza, la legge si basava sul concetto di patto o alleanza, simile ai trattati di vassallaggio comuni nell’antico oriente, in cui un potente prometteva la sua protezione al debole in cambio del suo impegno a servirlo.  Come tutti i trattati, essa prevedeva una mediazione tra le due parti e la presenza di testimoni. Basandosi su un'interpretazione di De 33:2 secondo cui le "miriadi sante"  che accompagnavano Dio erano proprio gli angeli di Dio (si veda anche Eb 2:2 e At 7:53), Paolo osserva che quel patto tra Dio e Israele avvenne proprio mediante gli angeli che furono quindi testimoni del patto. La legge venne poi data al popolo attraverso la mediazione di Mosè.  La promessa invece, per sua natura, non ha bisogno di due parti perché è unilaterale, basata solo sulla grazia dell'unico Dio.   La legge e le promesse hanno quindi natura diversa e non sono in contrapposizione l'una con l'altra. Mentre le promesse di Dio guardavano già alla vita eterna che Dio avrebbe elargito per la fede in Gesù Cristo, la legge  non aveva alcuna pretesa di produrre la vita in coloro che la praticavano. Se si legge il pentateuco ci si rende conto del fatto che la legge data ad Israele era piuttosto complessa e regolava la vita del popolo in tutti i suoi aspetti sociali, politici, economici, morali, religiosi. In un certo senso si tratta della costituzione di base che doveva regolare la vita di una nazione speciale, una nazione santa che aveva una relazione speciale con l'unico vero Dio.  Attraverso di essa  il popolo di Israele avrebbe reso testimonianza all'unico vero Dio verso le altre nazioni che invece servivano altri dèi, dietro i quali si nascondevano forze spirituali  opposte a Dio indicate nelle scritture come demòni (De 32:17, 2Cr 11:15, Salmo 106:37, 1Co 10:20).  La vita famigliare, il modo di nutrirsi e di vestirsi, l'amministrazione della giustizia,  i rituali e i sacrifici con cui accostarsi a Dio... Tutto questo non serviva a guadagnarsi"la vita eterna", ma ogni cosa contribuiva a distinguere Israele dai popoli circostanti evidenziando la loro fedeltà al Dio Creatore dei cieli e della terra.  In questo modo il popolo di Israele doveva testimoniare al resto delle nazioni la loro fede nel Dio vivente e vero. Ma l'apostolo Paolo in questo brano mette in evidenza l'aspetto più importante della legge, ovvero il modo in cui la legge regolava e limitava le trasgressioni. Le punizioni previste per le violazioni della legge contribuivano a limitare le trasgressioni, ma la legge dava soprattutto al popolo di Israele un punto di vista privilegiato su quali fossero le cose giuste e quelle sbagliate,  sulla natura peccaminosa dell'uomo e sulla necessità di una purificazione continua per accostarsi a Dio attraverso il complesso sistema di sacrifici e offerte per i singoli e per l'intera nazione. Tutto questo avrebbe preparato il popolo di Israele al momento in cui Dio si sarebbe manifestato in maniera speciale attraverso il Messia, Gesù, ovvero la progenie di Abraamo che avrebbe benedetto tutte le nazioni. Attraverso la legge, fino alla venuta di Gesù,