Il vasaio e l’argilla

Published: Oct. 9, 2018, 5:55 a.m.

Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo! Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.  La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra». Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole.Tu allora mi dirai: «Perché rimprovera egli ancora? Poiché chi può resistere alla sua volontà?» Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dirà forse a colui che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?» Il vasaio non è forse padrone dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile? Che c'è da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi d'ira preparati per la perdizione, e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri? (Romani 9:14-24 - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Romani Gli Israeliti aspettavano da secoli il  Messia, il Re che era stato loro promesso.  Come si poteva pensare che nel momento in cui il Messia si era presentato in mezzo al suo popolo, molti Giudei lo avessero rifiutato? Se il Messia avesse stabilito il regno come loro si aspettavano, tutti avrebbero creduto in Lui e non ci sarebbero stati dubbi! Nessun Israelita sarebbe mai stato fuori dal regno di Dio! Questa era un'obiezione comune tra molti Giudei ai tempi di Paolo. Secondo molti di loro Gesù non aveva rispettato le aspettative messianiche, altrimenti tutto Israele in modo compatto avrebbe creduto in lui. Questa è un'obiezione che molti sollevano ancora oggi. L'indurimento di una parte di Israele nei confronti del Messia generava molte domande. Come poteva essere accaduta una cosa simile? Dio avrebbe rigettato il suo popolo per quel motivo? Il fatto che gli stranieri potessero relazionarsi con Dio senza essere circoncisi confermava quella tesi? Dio si stava comportando con ingiustizia nei confronti di Israele non rispettando le promesse fatte ai padri? In questa prima parte dei capitoli 9-11 l'apostolo Paolo sta ricordando che già nella storia passata di Israele c'era stata una selezione perché non tutti i discendenti fisici di Abramo avevano seguito le orme della fede di Abramo. Non c'è quindi alcuna ingiustizia in Dio se non tutti gli Israeliti avevano accolto il Messia, autoescludendosi dal regno! Non era colpa di Dio se molti di loro respingevano la parola di Dio e non si ritenevano "degni della vita eterna" come disse provocatoriamente Paolo in At 13:46 rivolgendosi ai Giudei di Antiochia di Pisidia che stavano contestando lui e Barnaba. In fondo ciò che stava accadendo non era diverso da ciò che era accaduto nella storia passata di Israele. L'apostolo Paolo nella sua argomentazione richiama alla mente dei suoi lettori il dialogo tra Mosè e il Signore avvenuto dopo l'infedeltà di Israele che si era fatto un vitello d'oro come idolo (Es 32). Subito dopo quel triste episodio, il Signore pur garantendo che avrebbe permesso al popolo di raggiungere la terra promessa non aveva più assicurato la sua presenza in mezzo al popolo. A quel punto Mosè aveva insistito perché garantisse la sua presenza per dimostrare che sia lui che Israele avevano trovato grazia ai suoi occhi, affinché Israele si distinguesse "da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra" (Es 33:16). Il Signore  aveva accontentato Mosé ma aveva anche ribadito la sua libertà di agire: "farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà".  In sostanza il Signore stava facendo grazia ad Israele e avrebbe avuto pietà di loro ma essi non poteva...