Facciamo la pace?

Published: May 24, 2019, 5:55 a.m.

Esorto Evodia ed esorto Sintìche a essere concordi nel Signore. Sì, prego pure te, mio fedele collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita. Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. (Filippesi 4:2-5 - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Filippesi A chi non è mai capitato di litigare con persone alle quali teniamo molto, persone con le quali condividiamo molte cose importanti della nostra vita? Questo può succedere anche tra fratelli in Cristo. I pochi versetti appena letti sono molto significativi proprio perché non nascondono le difficoltà che possono avere  anche  persone che condividono la fede in Dio. Difatti i personaggi descritti nella bibbia non sono superuomini o superdonne ma sono esseri umani come noi con i loro aspetti positivi e negativi. Evodia e Sintiche erano senz'altro donne credenti e fedeli al Signore. Di loro non ci viene detto che erano pettegole e oziose, bensì che avevano svolto un servizio prezioso lottando per il vangelo insieme a Paolo, a Clemente e ad altri collaboratori di Paolo. I loro nomi erano scritti nel libro della vita, quindi erano destinate alla vita eterna.  Tuttavia, in questi versetti, Paolo chiedeva a queste due donne, che evidentemente si trovavano nella comunità di Filippi, di essere concordi nel Signore. Cosa era successo tra di loro? Non lo sappiamo, ma trovo molto toccante il fatto che Paolo si preoccupi per loro. Infatti egli sapeva bene che sarebbe stato molto più faticoso lavorare insieme se non fossero state concordi fra loro.   Quante volte ci troviamo a collaborare con persone con le quali non riusciamo ad essere in sintonia ma, pur di perseguire lo scopo comune, andiamo avanti accompagnando i nostri sforzi con un sorriso di circostanza… Ma è giusto comportarsi così? Dobbiamo rassegnarci a questo? No. Quella che Paolo rivolge ad Evodia e Sintiche è un'esortazione che in qualche modo è rivolta a ciascuno di noi.  Anche se siamo credenti possiamo avere lati del carattere con i quali è difficile per gli altri convivere, così come talvolta è difficile per noi sopportare il carattere altrui. Nel sopportarci a vicenda non dobbiamo avere paura di parlarci in maniera franca, di cercare di chiarire il più presto possibile ogni incomprensione, perché altrimenti, nel tempo i problemi diventerebbero sempre più grandi e a quel punto noi non riusciremmo più a mostrare pazienza, perdendo anche il controllo di noi stessi.  Non so a che punto fossero Evodia e Sintiche nel loro rapporto, ma Paolo aveva percepito che, per entrambe, era giunto il momento di impegnarsi al fine di poter essere maggiormente concordi e aveva altresì compreso l'opportunità di un aiuto in loco, da parte di un suo collaboratore, per risolvere la questione.  Come cristiani dovremmo sempre rallegrarci nel Signore e gioire nel nostro servizio, ma è evidente che le difficoltà relazionali con altri fratelli o sorelle possono rallentare il nostro cammino e generare tristezza. Se osservassimo dei bambini mentre litigano, noteremmo come, dopo essersene dette di tutti i colori e senza aver stabilito chi ha torto o ragione, il più delle volte, con molta naturalezza, i due litiganti si riavvicinano l'uno all'altro pronunciando la famosa frase: “Facciamo la pace?” Sì, abbiamo proprio bisogno di ritrovare la semplicità dei bambini nelle nostre relazioni. Purtroppo il nostro orgoglio di adulti ci porta invece a pretendere di avere ragione e ad aspettare che sia sempre l'altro a fare il primo passo verso di noi e a riconoscere i propri torti. Per questo motivo è difficile essere concordi e riappacificarci se qualcosa va storto. Malgrado queste difficoltà, nelle nostre relazioni, dobbiamo impegnarci a imitare  il nostro Signore Gesù. Egli affrontò il disprezzo e l'odio con umiltà e ma...