Faccia a faccia con il peccato

Published: Aug. 30, 2018, 5:55 a.m.

Che cosa diremo dunque? La legge è peccato? No di certo! Anzi, io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; poiché non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: «Non concupire». Ma il peccato, còlta l'occasione, per mezzo del comandamento, produsse in me ogni concupiscenza; perché senza la legge il peccato è morto. Un tempo io vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, il peccato prese vita e io morii; e il comandamento che avrebbe dovuto darmi vita, risultò che mi condannava a morte. Perché il peccato, còlta l'occasione per mezzo del comandamento, mi trasse in inganno e, per mezzo di esso, mi uccise. Così la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono. Ciò che è buono, diventò dunque per me morte? No di certo! È invece il peccato che mi è diventato morte, perché si rivelasse come peccato, causandomi la morte mediante ciò che è buono; affinché, per mezzo del comandamento, il peccato diventasse estremamente peccante.(Romani 7:7-13 - La Bibbia) La legge che Dio ha dato ad Israele ha dei problemi? Ha qualcosa di negativo in sé? Le argomentazioni di Paolo nella sezione precedente potevano aver lasciato dei dubbi a questo riguardo nella componente giudaica dei suoi ascoltatori, infatti poteva sembrare che Paolo stesse sminuendo la legge, avendo affermato la necessità di essere "sciolti dai legami della legge" (Ro 7:6). L'argomento era delicato e Paolo non voleva essere frainteso dai suoi connazionali e nemmeno dagli stranieri.  Egli amava la legge e voleva ribadire che la legge è assolutamente buona e non c'è alcun problema in essa. Il vero problema è la natura peccaminosa dell'uomo che fa a pugni con la legge di Dio! Paolo vuole fare comprendere che la legge aveva un ruolo molto importante ma essa non aveva lo scopo di risolvere il problema del peccato in maniera definitiva; essa serviva piuttosto da guida  verso la soluzione definitiva che Dio aveva stabilito (si legga Ga 3:24). Il ragionamento di Paolo è semplice e possiamo illustrarlo con un esempio tratto dalla vita moderna. Se la mia auto ha le ruote sgonfie ma io non ho un sensore che misuri la pressione degli pneumatici, posso continuare a guidare la mia auto senza rendermi conto del problema e, ad un certo punto, potrei avere dei problemi se non gonfio le gomme. Ma negli ultimi anni le case automobilistiche hanno inserito nelle ruote dei sensori che rilevano la pressione degli pneumatici e ci avvisano se essi sono sgonfi. Quella spia non risolve il problema ma lo evidenzia, infatti l'unico modo per farla spegnere  è quello di recarsi dal gommista a fare gonfiare le gomme. Le gomme erano sgonfie anche quando non c'era la spia a ricordarlo ma ora la presenza della spia  ricorda continuamente che abbiamo un problema e ne dobbiamo prendere atto. Secondo il ragionamento di Paolo la legge funziona proprio come quella spia.  Parlando in prima persona Paolo assume il punto di vista dell'israelita che ha ricevuto la legge di Dio. Il Signore, attraverso la legge, si era rivelato ad Israele in modo speciale, in un modo che nessun altro popolo poteva vantare e così Israele aveva una conoscenza di Dio e della sua volontà che nessun altro popolo aveva, ma una conoscenza maggiore, oltre ad essere un privilegio, implica anche una maggiore responsabilità.  Chi non ha ricevuto la legge pecca senza rendersi conto delle conseguenze ma dal momento che la legge introduce una norma e una sanzione, l'uomo prende coscienza del peccato.  Sappiamo  che la legge  poi,  attraverso il sistema dei sacrifici rituali, ricordava che il peccato porta alla morte e infatti veniva espiato attraverso la vita di quei sacrifici animali (Le 17:11). Inoltre tali sacrifici si ripetevano continuamente e ciò evidenziava la temporaneità della loro validità (Eb 10:1-4), infatti essi non erano la soluzione definitiva per il peccato dell'uomo ma solo un anticipo in vista della vera soluzione, il sacrificio di Gesù.