Due strade, due destinazioni

Published: Aug. 20, 2018, 5:30 a.m.

Parlo alla maniera degli uomini, a causa della debolezza della vostra carne; poiché, come già prestaste le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità per commettere l'iniquità, così prestate ora le vostre membra a servizio della giustizia per la santificazione. Perché quando eravate schiavi del peccato, eravate liberi riguardo alla giustizia. Quale frutto dunque avevate allora? Di queste cose ora vi vergognate, poiché la loro fine è la morte. Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna; perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 6:19-23 - La Bibbia)Indice della serie sulla Lettera ai Romani A volte per far capire un concetto difficile occorre ricorrere a degli esempi che pur non rappresentando in maniera precisa la realtà, sono illustrazioni efficaci che aiutano a comprenderla. L'apostolo Paolo in questo brano è costretto a fare proprio questo visto che la nostra natura umana rende difficile comprendere le realtà spirituali. Per farsi capire, egli rappresenta quindi la vita dell'uomo come una giornata lavorativa al termine della quale egli produce un risultato (frutto) e riceve la sua paga. Secondo questa illustrazione , ci sono due strade che è possibile percorrere e, di conseguenza, due risultati ben diversi. La prima strada è quella di lavorare per il peccato, qui rappresentato come se fosse un datore di lavoro. Coloro che si offrono come schiavi a questo datore di lavoro producono iniquità, ingiustizia, ogni sorta di cose che offendono Dio e gli uomini, e al termine della loro giornata lavorativa, per così dire, ricevono un salario prestabilito. Tale salario è la morte. Non è molto allettante vero? Eppure questo è il modo di vivere scelto dalla maggioranza degli esseri umani che preferiscono vivere senza preoccuparsi di instaurare una relazione con il proprio creatore, senza ristabilire la pace con Dio. Essi ereditano la natura peccaminosa di Adamo ma non hanno colto l'opportunità di identificarsi con Cristo, il secondo Adamo, Colui che è risuscitato dai morti per non morire mai più, come primizia della nuova creazione di Dio. Essi rimangono praticamente ancorati alla vecchia creazione non sperimentando la nuova vita di Dio in loro, e quindi non godono i benefici della nuova creazione. C'è però una seconda strada che l'uomo può percorrere, quella di mettersi al servizio della giustizia, ovvero al servizio di Dio. Chi percorre questa strada produce qualcosa di diverso, un frutto diverso. Infatti la vita di Dio nel cuore dell'uomo rigenerato, quello che ha riposto la sua fede in Dio ed è stato giustificato per grazia, produce un frutto diverso, la sua santificazione.A questo proposito occorre fare alcune precisazioni. Anche se nell'uso popolare vengono spesso considerati "santi" solo alcuni credenti particolari, nella bibbia la parola "santi" è utilizzata per descrivere tutti i credenti. Basta leggere, ad esempio, le intestazioni di tutte le lettere di Paolo per rendersene conto. Essere santi significa infatti essere "messi a parte" per Dio, essere speciali. Tutti coloro che ripongono la loro fede in Gesù sono quindi "santi" nel senso che hanno un posto speciale per Dio avendo il diritto di essere chiamati figli di Dio e di essere messi al riparo dall'ira di Dio. Però allo stesso tempo c'è un processo in corso nella loro vita, qui chiamato santificazione (i teologi moderni lo chiamerebbero santificazione progressiva), che è la trasformazione continua che il Signore con il suo Spirito Santo produce nei figli di Dio. Questo è il frutto che Paolo si aspettava di vedere nei credenti a cui stava scrivendo, il frutto che dovrebbe caratterizzare ognuno di noi che ha creduto in Gesù per la sua salvezza. C'è però una profonda differenza in questa seconda strada. Il Signore non è infatti un datore di lavoro, come il peccato,