Cristo in voi

Published: July 5, 2019, 5:55 a.m.

Ora sono lieto di soffrire per voi; e quel che manca alle afflizioni di Cristo lo compio nella mia carne a favore del suo corpo che è la chiesa. Di questa io sono diventato servitore, secondo l'incarico che Dio mi ha dato per voi di annunciare nella sua totalità la parola di Dio, cioè, il mistero che è stato nascosto per tutti i secoli e per tutte le generazioni, ma che ora è stato manifestato ai suoi santi. Dio ha voluto far loro conoscere quale sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra gli stranieri, cioè Cristo in voi, la speranza della gloria, che noi proclamiamo esortando ciascun uomo e ciascun uomo istruendo in ogni sapienza, affinché presentiamo ogni uomo perfetto in Cristo. A questo fine mi affatico, combattendo con la sua forza, che agisce in me con potenza. (Colossesi 1:24-29  - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Colossesi "Ora sono lieto di soffrire per voi".  Non è certamente una frase che sentiamo di frequente vero? Per quale ragione una persona dovrebbe essere lieta di soffrire per altri? A cosa si riferiva Paolo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo considerare che Paolo si trovava in carcere perché predicava il vangelo, non perché era un malfattore. Nella sua vita Paolo aveva affrontato molti pericoli e aveva rischiato diverse volte la vita solo perché predicava la buona notizia inerente Gesù. Egli stava quindi soffrendo perché aveva seguito le orme di Gesù, perché amava il prossimo con lo stesso amore con cui Gesù aveva amato l'umanità. Gesù aveva detto che l'amore sarebbe stato il segno caratteristico dei suoi discepoli (Gv 13:35) e nella vita di Paolo cogliamo proprio la presenza dell'amore a cui si riferiva Gesù. Paolo si stava quindi avvicinando sempre di più al modello rappresentato dalle "afflizioni di Cristo", infatti come Gesù aveva dato la sua vita sulla croce per amore dell'umanità, l'apostolo Paolo era disposto a dare la propria per amore dei suoi fratelli e sorelle che erano entrati a fare parte della comunità dei discepoli di Gesù. Egli era disposto a soffrire nella carne se questo poteva servire al progresso del vangelo, se questo poteva contribuire alla salvezza di una sola persona in più! Paolo stava servendo la chiesa di Cristo svolgendo con impegno l'incarico che aveva ricevuto dal Signore, annunciando la parola di Dio in modo completo anche agli stranieri, svelando loro il piano di Dio per la loro salvezza.  Perché Paolo si riferisce a tale piano come ad un mistero che era stato "tenuto nascosto per tutti i secoli e per tutte le generazioni"  per essere rivelato solo in quel momento storico alla comunità dei discepoli di Gesù (i "santi", ovvero il popolo che Dio si è messo da parte per appartenergli)? In effetti,  leggendo le scritture ci rendiamo conto di quanto la rivelazione profetica inerente il Messia sia presente nell'antico testamento come un mosaico da ricostruire, infatti dobbiamo ammettere che non era facile comprendere dalle scritture che il Messia Re che vive per sempre (Vedi Daniele 7) e  il servo sofferente che dava la sua vita per i peccati dell'umanità (vedi Isaia 53) potessero essere la medesima persona! Solo dopo la sua  risurrezione, Gesù stesso ha aiutato a ricomporre il mosaico illuminando la mente dei discepoli per comprendere bene ciò che lo riguardava (Si legga  a questo proposito Lc 24:44-47).  Dopo la risurrezione e l'ascensione di Gesù, attraverso l'opera dello Spirito Santo dentro di loro,  altri tasselli erano stati aggiunti e i discepoli avevano ricevuto finalmente una comprensione chiara del quadro profetico inerente il Messia.  Il piano di Dio non era più un mistero nascosto, ma essi avevano compreso ed apprezzato la bellezza di tale piano comprendendo anche che il Signore aveva incluso  gli stranieri nel suo popolo donando loro lo Spirito Santo nello stesso modo in cui lo aveva donato ai discepoli Ebrei di Gesù (Vedi Atti 11:15-17).  Cristo in voi: si poteva ben dire che Gesù viveva nei propri discepoli (Ga 2:20),