Cristo è tutto e in tutti

Published: July 22, 2019, 5:20 a.m.

Qui non c'è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti. Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell'amore che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti. La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali.  (Colossesi 3:11-16 - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Colossesi In un mondo in cui spesso le differenze vengono accentuate e le divisioni prevalgono, la comunità cristiana deve distinguersi perché enfatizza l'unità. Cristo è tutto perché, come abbiamo visto in precedenza, l'esperienza cristiana ruota completamente intorno a Gesù. I cristiani si identificano con lui nella sua morte e nella sua risurrezione (Co 2:12) e camminano in lui (Co 2:6), ovvero crescono ogni giorno nella conoscenza del Signore con il loro uomo interiore che assomiglia sempre di più a Gesù (Co 3:10). Ma Paolo ci ricorda anche che Cristo è in tutti, ovvero l'esperienza cristiana non era e non è prerogativa di un gruppo etnico, di una nazione, o di un ceto sociale particolare ma abbraccia tutti gli esseri umani. Greci o Giudei, circoncisi o incirconcisi, barbari, sciti, schiavi o liberi: tutti possono sperimentare l'unione con Cristo e la gioia della vita eterna. La comunità cristiana è quindi composta da un insieme molto variegato di persone e ci si può quindi aspettare che le relazioni non siano facili. Paolo lo sapeva e infatti esortò i Colossesi a sopportarsi e a perdonarsi a vicenda. Quando persone così diverse camminano fianco a fianco è inevitabile che prima o poi ci si pesti i piedi e ci si offenda a vicenda, ed è quindi importante essere capaci di perdonare. È facile dire di amare il fratello o la sorella quando tutto va bene, ma la vera sfida è quella di essere in grado di superare insieme la crisi quando uno offende l'altro. È qui che i cristiani possono davvero distinguersi perché la presenza di Dio nella loro vita li trasforma e dona loro un vestito nuovo fatto di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Questi sono gli ingredienti che aiuteranno i cristiani proprio a superare i momenti difficili nelle loro relazioni. Ogni vero cristiano sa di non essere meritevole del perdono di Dio, eppure Dio lo ha perdonato in Cristo mostrando cosa sia il vero amore. Se Dio ci ha perdonati, perché noi non dovremmo perdonare il fratello o la sorella che ci ha offesi? Quando esaminiamo noi stessi davanti a Dio, ci rendiamo conto che anche noi possiamo offendere gli altri perché non siamo migliori di loro e anche noi abbiamo i nostri difetti caratteriali. Riconoscere quanto abbiamo bisogno di perdono ci rende più inclini a perdonare il nostro prossimo. Ma l'ingrediente principale, quello che tiene tutto insieme, quello che vincola i credenti gli uni agli altri rendendo possibile l'unità non può che essere l'amore. Ecco perché l'apostolo afferma che l'amore è il vincolo della perfezione, ovvero ciò che rende il cristiano completo, maturo. Possiamo aver appreso molte cose, possiamo aver fatto molte opere buone, ma se non c'è amore nella nostra vita, non c'è maturità, non c'è completezza, non c'è unità. Non c'è nulla di più triste di una comunità cristiana in cui i credenti si disprezzano a vicenda, non c'è nulla di più triste di una comunità in cui la pace sia solo qualcosa che magari ci auguriamo a vicenda ma non siamo in grado di realizzare tra di noi.