A ciascuno il dovuto

Published: Dec. 6, 2018, 6:55 a.m.

Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio. Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio; quelli che vi si oppongono si attireranno addosso una condanna; infatti i magistrati non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive. Tu, non vuoi temere l'autorità? Fa' il bene e avrai la sua approvazione, perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione, ma anche per motivo di coscienza. È anche per questa ragione che voi pagate le imposte, perché essi, che sono costantemente dediti a questa funzione, sono ministri di Dio. Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l'imposta a chi è dovuta l'imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l'onore a chi l'onore. (Romani 13:1-7 - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Romani La storia dell'umanità è piena di governanti che si sono comportati da veri e propri criminali.  Come conciliare questa realtà innegabile con l'affermazione che Paolo fa in questo brano, secondo cui i cristiani dovrebbero essere sottomessi alle autorità superiori perché "non vi è autorità se non da Dio"? Essere sottomessi alle autorità significa che i cristiani devono ubbidire alle autorità in ogni caso? Nell'affrontare questo tema occorre tenere presente che lo stesso Paolo aveva sperimentato più volte nella sua vita trattamenti ingiusti da parte delle autorità ed era stato incarcerato diverse volte solo per aver predicato il vangelo.  Ma questo non lo aveva fermato. Anche l'apostolo Pietro aveva sperimentato persecuzioni da parte della autorità ebraiche, eppure non aveva smesso di predicare il vangelo quando il sommo sacerdote gli aveva intimato di non insegnare nel nome di Gesù.  È infatti famosa la risposta che  Pietro diede al sommo sacerdote: "Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini." (At 4:18-19, At 5:-28-29). Eppure anche Pietro nella sua lettera scrisse: "Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re, come al sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per dare lode a quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca all'ignoranza degli uomini stolti.  (1Pietro 2:13-15) Gli apostoli si  sono quindi contraddetti? Hanno predicato la sottomissione alle autorità e poi non l'hanno praticata? L'equivoco nasce dal modo in cui consideriamo la sottomissione. La sottomissione di cui Paolo e Pietro stanno parlando non ha nulla a che fare con  un'ubbidienza cieca, ma piuttosto con il rispetto dell'ordine stabilito da Dio.  Infatti Dio ha creato un mondo ordinato e fu proprio il peccato dell'uomo a sfidare l'ordine stabilito da Dio con conseguenze disastrose. La società umana, anche dopo il peccato, ha bisogno di una certa organizzazione ed in tal senso si basa, anche inconsapevolmente, su un modello che è stato stabilito da Dio.  L'ordine prevede che ci sia chi governi, chi fa rispettare la legge, chi persegue i criminali, chi fa pagare  imposte e tasse. I credenti sono chiamati ad essere sottomessi alle autorità rispettandole proprio nello svolgimento delle loro funzioni ed è proprio a questo che Paolo si riferiva. I cristiani, seguendo l'esempio di Gesù che aveva invitato a dare a ciascuno il dovuto, a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare (Mt 22:21), non si rifiutavano di pagare le imposte e le tasse, non si opponevano con violenza quando venivano arrestati ingustamente, rendevano onore e rispettavano i Re e tutte le altre autorità pubbliche, anche quando esse non si comportavano con giustizia. Si pensi, ad esempio, a Paolo quando protestò con forza per l'ingiusto trattamento subito e poi,