Tolkien e il Signore degli anelli 50 anni dopo

Published: Sept. 19, 2023, 8:46 p.m.

b'TESTO DELL\'ARTICOLO \\u279c https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7543

TOLKIEN E IL SIGNORE DEGLI ANELLI 50 ANNI DOPO di Paolo Gulisano
Il 2 settembre del 1973, cinquant\'anni fa, moriva in Inghilterra John Ronald Tolkien. \\xc8 trascorso mezzo secolo, e questo autore deve essere ormai considerato un vero e proprio classico della Letteratura. L\'opera di Tolkien ha continuato a conoscere un grande successo di pubblico, incrementato dalle versioni cinematografiche dei suoi libri.
Sono finiti i tempi degli ostracismi ideologici nei confronti del professore di Oxford, e anzi si tenta di darne nuove letture politicamente corrette. Tentativi che lasciano il tempo che trovano, perch\\xe9 Tolkien si staglia con la sua opera al di sopra di ogni lettura riduttiva. La chiave interpretativa per comprendere tutta la bellezza offerta dal Signore degli Anelli, dallo Hobbit, dal Silmarillion, \\xe8 quella religiosa. Tolkien era un cattolico inglese, perfettamente consapevole della storia religiosa del suo Paese, dai monaci santi del Medioevo ai Martiri che avevano reso la loro testimonianza fino al sangue sotto Enrico VIII, sotto Elisabetta I, sotto Cromwell.
Tolkien rivela nitidamente una propria teologia della storia, che riprende la concezione agostiniana delle due citt\\xe0: la Citt\\xe0 terrena, opera degli uomini in cui agisce il male, e la Citt\\xe0 di Dio, meta verso la quale indirizzare attese, sforzi e speranze. \\xc8 da sottolineare che sant\'Agostino si trov\\xf2 a vivere al confine tra il crepuscolo di un mondo antico un tempo grandioso e l\'alba di una nuova era dai contorni ancora incerti, e insegn\\xf2 che la storia \\xe8 guidata dalla Provvidenza e che quindi ogni avvenimento - dalla piccola vicenda personale alle grandi svolte dell\'umanit\\xe0 - possiede un significato che dissipa l\'oscurit\\xe0 e sorregge le forze dell\'uomo. Le rovine, i numerosi segni di civilt\\xe0 cresciute, ascese a grandezza e poi irrimediabilmente finite e dimenticate costellano ovunque la Terra di Mezzo, ricordandoci la caducit\\xe0 della Citt\\xe0 terrena.
L\'EROISMO, LA BELLEZZA E LA GRAZIA
Se la storia \\xe8 questa, \\xe8 necessario affrontarla con eroismo, secondo la concezione che ne offre Tolkien: non \\xe8 quello della forza e dell\'orgoglio, ma dell\'amore e del sacrificio. Riecheggiano in questa via le parole di uno degli autori pi\\xf9 cari al professore di Oxford, G.K.Chesterton: \\xab\\xc8 assolutamente necessario essere un uomo buono: avere il senso dell\'amicizia e dell\'onore e una tenerezza profonda. Soprattutto \\xe8 necessario essere apertamente e indecorosamente umani, confessare appieno tutte le piet\\xe0 e le paure primordiali di Adamo\\xbb. Oltre all\'eroismo, Tolkien ci invita a cercare la bellezza, che \\xe8 segno visibile della grazia.
La bellezza trova la sua origine e la sua consistenza in Dio, e rende presente nelle realt\\xe0 create la bellezza divina. Nella teologia medievale la bellezza sensibile era considerata un riflesso, una traccia di Dio che ne pu\\xf2 favorire la percezione. Tolkien riprende questa concezione della bellezza come luce della forma e splendore della verit\\xe0. Nella contemplazione dello spettacolo di un bosco, dei fiori, delle montagne, degli alberi tanto cari al professore di Oxford, nell\'ammirazione per le cose ben fatte dei nani o degli hobbit, c\'\\xe8 l\'amore per questa bellezza che ci pu\\xf2 ricondurre a Dio e salvare il mondo. Questa bellezza, che come dimostra la tanta sofferenza che percorre la Terra di Mezzo, la fatica del cammino di rinuncia di Frodo, la dura condizione dell\'esilio di Aragorn e la sua lotta per la giustizia e il diritto, non prescinde dal problema del male, \\xe8 visibile e presente come grazia.
LA LEGGIADRIA DEGLI ELFI
\\xc8 grazia la sensazione che si prova di fronte alle cose per la loro naturale armonia, per la loro delicatezza, per la loro semplicit\\xe0; \\xe8 grazia la gradevolezza del creato con i suoi sapori e profumi; \\xe8 grazia la leggiadria degli elfi, in particolare di Galadriel, la Regina, figura che - come Tolkien stesso aveva confermato all\'amico padre Murray - fu inspirata dalla Vergine Maria, Colei che per definizione \\xe8 la piena di grazia.
Ancora \\xe8 grazia l\'amabilit\\xe0, la gentilezza negli atti della vita quotidiana, l\'assenza di sgarbo e di grossolanit\\xe0; la grazia \\xe8 cos\\xec nel regale Aragorn, nel nobile Faramir, nel sapiente mago Gandalf, cos\\xec come nel giardiniere Sam Gamgee. \\xc8 grazia la gratitudine, la riconoscenza, la magnanimit\\xe0, che non mancano mai nei personaggi tolkieniani, cos\\xec come il loro contrario, ovvero l\'avarizia, l\'ingratitudine, l\'avidit\\xe0 insaziabile sono i segni distintivi del rifiuto della grazia, della caduta.
Segno di questa grazia \\xe8 infine Gandalf, il grande protettore dei piccoli hobbit e dei fragili uomini, il cui ruolo assomiglia a quello dell\'Angelo Custode: illuminare le menti con i suoi saggi consigli, custodire le vite in pericolo dei suoi amici, reggere i loro sforzi e le loro fatiche, governare sulle loro coscienze, affinandole e tenendo desto e pronto il loro spirito.
Tolkien, 50 anni dopo, continua ad indicare la strada ad una compagnia sempre in viaggio.'