Giorgio Pinotti "Praga, poesia che scompare" Milan Kundera

Published: May 7, 2024, 5:10 a.m.

Giorgio Pinotti
"Praga, poesia che scompare"
Milan Kundera
Adelphi Edizioni
www.adelphi.it

Traduzione di Giorgio Pinotti


L\u2019invasione russa della Cecoslovacchia nel 1968 non ha solo conculcato i diritti umani, la democrazia, la giustizia: ha ridotto a \xabun foglio di carta in fiamme / dove scompare la poesia\xbb \u2013 scriveva Kundera nel 1980 citando l\u2019amato Nezval \u2013 una \xabgrande cultura\xbb. Una cultura unica, che la \xabcapitale magica d\u2019Europa\xbb ha forgiato lungo i secoli, e che ha conosciuto l\u2019apogeo con Kafka, Ha\u0161ek e Jana\u010dek, artefici dei \xabtre pannelli del quadro dell\u2019inferno futuro\xbb: \xablabirinto burocratico\xbb, \xabidiozia militare\xbb, \xabdisperazione concentrazionaria\xbb. Tracciare il ritratto di Praga significava allora, per Kundera, riportare alla luce un\u2019Atlantide inabissata, salvare una visione del mondo renitente a \xabidentificarsi con la Storia\xbb e a \xabcogliere nei suoi spettacoli seriet\xe0 e senso\xbb. Ma noi lettori non potremo fare a meno, oggi, di riconoscere in quel ritratto, attraversato da un fremito di commossa nostalgia, un autoritratto, che rivela, meglio di qualunque saggio critico, la\xa0genealogia segreta\xa0da cui scaturisce l\u2019opera di Kundera. Dentro al suo laboratorio ci conduce anche\xa0Ottantanove parole, un dizionario personale nato nel 1985 dall\u2019esigenza, per lui che ancora scriveva in ceco ma pensava ormai a come ogni frase sarebbe suonata in francese, di chiarire al nuovo pubblico le \xabparole chiave\xbb, le \xabparole trabocchetto\xbb, le \xabparole d\u2019amore\xbb attorno alle quali erano costruiti i suoi romanzi \u2013 e tuttora essenziale per chi li ami e voglia conoscerli meglio.



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