Ada Vigliani "La foto mi guardava" Katja Petrowskaja

Published: May 6, 2024, 9:36 a.m.

Ada Vigliani
"La foto mi guardava"
Katja Petrowskaja
Adelphi
www.adelphi.it

Salone Internazionale del Libro di Torino
Sala Berlino del Centro Congressi si terr\xe0 l\u2019evento \u201cLo scrittore e il suo doppio\u201d, un dialogo tra Katja Petrowskaja e la sua traduttrice italiana, Ada Vigliani (in collaborazione con Adelphi e L\u2019AutoreInvisibile).\xa0
L\u2019incontro sar\xe0 moderato da Valentina Parisi.
Domenica 12 maggio, ore 13:00

Katja Petrowskaja al Circolo dei Lettori di Novara con Barbara Cottavaz
Salone Internazionale del Libro di Torino / Salone Off
Luned\xec 13 maggio, ore 18:00

\xabGli occhi del minatore mi hanno perseguitata per mesi, come fossero quelli di un lupo mannaro, mi ritrovavano sempre, e sempre erano rivolti direttamente a me, al tempo stesso vicini e lontani\xbb.
Traduzione di Ada Vigliani
\xabLa foto mi guardava. Quella vicinanza mi ipnotizzava, ne ero addirittura spaventata. Non sapevo nemmeno dove si trovasse Krasnoarmijs\u2019k, eppure quell\u2019uomo era l\xec davanti a me, fin troppo vicino, e mi soffiava in faccia il fumo della sua sigaretta\xbb. Per anni, Katja Petrowskaja si \xe8 cimentata in un genere tanto antico quanto arduo, l\u2019ecfrasi: non gi\xe0 di dipinti, ma di fotografie. Fotografie in cui si \xe8 imbattuta in una mostra, in un libro, in un mercato delle pulci; fotografie d\u2019autore o riaffiorate dal suo archivio personale. Fotografie, sempre, dalle quali si \xe8 sentita scrutata, indagata, interpellata \u2013 come nel caso del minatore del Donbass avvolto dal fumo di una sigaretta. In un\u2019epoca in cui dalle immagini siamo sopraffatti \u2013 tanto che, per sbarazzarcene in pochi istanti, abbiamo imparato a farne lo scrolling \u2013, la Petrowskaja ha scelto l\u2019audace via dell\u2019osservazione lenta e minuziosa, l\u2019unica in grado di spiegare l\u2019attrazione che suscitavano in lei, e insieme di renderle parlanti, di svelarne segreti, di ricostruire la realt\xe0 che circondava quel lembo in apparenza inerte di vita, di trasformarle in storie. Storie che hanno spesso a che vedere con la Storia, con le \xabdate che continuano a mordere\xbb, con le ferite immedicabili del Novecento, con le speranze infrante e le fedi vanificate dal tempo. Le fotografie scelte dalla Petrowskaja \u2013 dalla piccola Mira sopravvissuta al ghetto di Varsavia alla \xabtriste poesia\xbb dell\u2019America fissata da Robert Frank, dalle restricted areas dell\u2019Unione Sovietica al portone della Lubjanka incendiato nel 2015 da P\xebtr Pavlenskij \u2013 scrutano, indagano, interpellano noi tutti, e la loro ecfrasi si rivela magnifico racconto.


Katja Petrowskaja studia Lettere e Slavistica all\u2019Universit\xe0 di Tartu, in Estonia, e dopo una serie di studi di ricerca alla Stanford University e alla Columbia University, si laurea a Mosca. A quasi trent\u2019anni si trasferisce a Berlino, dove inizia a lavorare come giornalista per testate russe e tedesche. Vincitrice nel 2010 di una borsa di ricerca della Fondazione Robert Bosch per la realizzazione della sua opera prima, nel 2013 si aggiudica il premio Ingeborg Bachmann con un capitolo del suo romanzo d\u2019esordio Vielleicht Esther, pubblicato per intero nel 2014 (Forse Esther, Adelphi, 2014). Salutato dalla critica come un capolavoro, nel 2014 il romanzo ottiene una nomination al premio della Fiera del libro di Lipsia e l\u2019 aspekte-Literaturpreis, e nel 2015 il premio Ernst Toller e il premio strega europeo.

IL POSTO DELLE PAROLE
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