Italia, superpotenza culturale. L'arma spuntata della politica estera di Renzi. Intervista con Germano Dottori e Alberto Negri.

Published: Nov. 10, 2015, 11 p.m.

“Non saremo mai una superpotenza economica, nemmeno militare, ma siamo una superpotenza culturale”.E’ la frase ripetuta come un mantra dal capo del governo Matteo Renzi nei suoi ultimi viaggi internazionali (Cile, Peru, Colombia, Arabia Saudita). L’Italia di Renzi ha finito così per essere rappresentata all’estero da un’attività di promozione di un nuovo brand, lo potremmo chiamare il “thought in Italy” da sostituire all’ormai datato “made in Italy”.....Ecco di cosa si tratta. La crisi durissima di questi anni ha colpito la manifattura italiana e il “made in Italy” che ne è stato il fulcro. Vista la crisi occorreva cercare un nuovo marchio. E Renzi lo ha trovato: ha sostituito all’orgoglio patrio per la manifattura, per ciò che viene fatto, prodotto, costruito in Italia (il “made in Italy”, appunto), l’orgoglio per ciò che viene pensato ideato creato in Italia, il “thought in Italy”, se così lo vogliamo chiamare. Renzi pensa alla cultura, al capitale umano, al patrimonio artistico: «se manterremo il ruolo di superpotenza culturale – ha scritto il capo del governo su Facebook un mese fa – tra 20 anni l’Italia sarà una guida per il mondo».Nel frattempo, però, la politica estera italiana resta chiusa tra il sogno di diventare guida, superpotenza culturale, e la necessità concreta di fare affari, oggi. A Memos ne abbiamo parlato con Alberto Negri, inviato speciale del Sole-24Ore e Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss di Roma.