I sogni dell’America per dieci
anni, ogni notte, (o giù di lì) l’invaso
imponente e tortuoso del silenzio
hanno colmo di zucchero ed assenzio;
quante veglie in attesa, quante preci
e, poi, più niente il giorno, che, per caso,
il grand’arco di un volo sull’oceano
(ancora a ricordarlo se ne beano
le consorti di allora) oltre i confini
questo a quell’altro continente ha giunto.
Accendo, allora, invano, già compunto
le candele di un voto? E nei giardini
del buio c’è non dico già una storia,
ma un segno, un frego, almeno una memoria?